Rebus di Natale by Ian Rankin

Rebus di Natale by Ian Rankin

autore:Ian Rankin [Rankin, Ian]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Longanesi
pubblicato: 2016-11-20T23:00:00+00:00


«Allora, a chi appartiene la sedia a rotelle?»

Liz e Debby erano sedute in una saletta per interrogatori del commissariato di Gayfield Square. L’ispettore John Rebus era in piedi, di nuovo a braccia conserte.

«Era di mia nonna» rispose Debby.

Rebus annuì lentamente. Perfino lui – anche se non l’avrebbe mai ammesso – era rimasto sorpreso quando Liz Doherty aveva accettato l’autopattuglia invece di aspettare un furgone con una rampa sul retro. Si era alzata dalla carrozzella con quella che poteva passare per un’aria imbarazzata, ed era andata all’auto senza bisogno di aiuto.

«E dov’è tua nonna adesso?» chiese.

«Sottoterra da quattro anni. Nessuno è venuto a riprendersi la sedia a rotelle...»

Liz chiese una tazza di tè. Rebus le disse che gliel’avrebbe fatta avere, ma di lì a un minuto.

«Prima» spiegò, «mi dovete dire dov’è il resto della roba.»

Il silenzio fu rotto da Debby. «Che roba?»

Rebus fece schioccare la lingua, mostrando disappunto. Afferrò una sedia vuota, la tirò fuori da sotto il tavolo e si mise a sedere, fronteggiando entrambe le donne.

«Non siete furbe come credete. Le guardie dei negozi tendono a raccontarsi la giornata, spettegolano insomma. Hanno iniziato a raccontarsi la storia della donna imbranata sulla sedia a rotelle. Due anni fa a Glasgow. L’anno scorso a Dundee. Quindi, come dire?, gli allarmi suonavano in tutto il Paese. Il primo negozio in cui siete state oggi? Subito dopo hanno fatto una telefonata. Siete riuscite a farvene altri due prima che arrivassi io sulla scena. Abbiamo le riprese delle telecamere di sicurezza degli ultimi tre anni. Era solo questione di tempo...»

«Non so di cosa sta parlando» borbottò Liz.

Rebus fece di nuovo un verso di disapprovazione. «Natale in cella per entrambe. C’è anche un signor Doherty?»

«Come no» disse la madre. La figlia invece scosse il capo.

«Meglio dirgli che dovrà farsi da mangiare da solo.»

«Non sa fare nemmeno un uovo sodo» sbottò Debby. Poi voltandosi verso la madre aggiunse: «E non è il signor Doherty. È soltanto un ciccione che ti sei portata a casa una sera».

«Adesso basta!» replicò stizzita la madre.

Rebus le lasciò litigare per qualche altro minuto, e intanto controllò i messaggi sul cellulare. Debby continuava a fissarlo con occhi pieni di avidità; il suo cellulare era stato confiscato all’ingresso. Era passata già mezz’ora ed era in crisi d’astinenza da messaggi.

«Che cosa faremmo ormai senza questi aggeggi?» disse Rebus ad alta voce, girando il coltello nella piaga.

«Allora, quando usciamo?» Liz Doherty lo stava squadrando con occhi torvi.

«Quando il processo dirà che potrete» le assicurò Rebus. «Intanto, aspetto ancora di sentirvi dire dov’è il resto della roba. Nascosta in un vicolo da qualche parte? O forse nei cespugli di Princes Street Gardens? Io scommetterei sui Gardens. Edimburgo non è la vostra zona. Probabilmente avete fatto la scelta più pigra.» Dedicò la propria attenzione al display del cellulare. «Quindi? Fuochino?» disse poi nel silenzio. «Quasi fuoco, mi sa» decise.

Lasciò passare un altro paio di minuti, poi si alzò, si stiracchiò e uscì dalla sala. Liz Doherty gli stava per ricordare di quel tè ma lui le chiuse la porta in faccia.



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